Violenta la ex fidanzata a Carpi: condannato un 30enne
Deluso dalla relazione troncata dopo la richiesta di matrimonio, è entrato in casa dal garage e l’ha aggredita costringendola al rapporto sessuale: 2 anni e 8 mesi
CARPI Un giovane carpigiano adepto dei Testimoni di Geova ieri è stato condannato per violenza sessuale e violazione di domicilio. Dietro questa condanna a 2 anni e 8 mesi (il pm aveva chiesto 4 anni e 6 mesi) c’è unastoria d’amore piena di troppe aspettative e di conseguenza fatta didelusioni e amarezze sfociate in un gesto violento verso la persona che credeva di amare, una situazione psicologica pesante riconosciuta anche in aula. L’imputato, difeso dall’avvocato Roberto Ghini, è un trentenne carpigiano. Un “bravo ragazzo” in tutti i sensi, secondo i canoni tradizionali: educato, impegnato nel lavoro e nella comunità, fervente religioso tra i Testimoni di Geova.
Tre anni fa ha allacciato una relazione sentimentale con una ragazza carpigiana oggi 26enne di professione educatrice scolastica. Una storia d’amore “pulita” vecchio stile. Lei però non era del tutto convinta e così dopo alcuni mesi gli ha fatto capire che non era il caso di insistere, meglio lasciarsi. Lui ha rilanciato chiedendole di sposarlo, anche perché così si sarebbe regolarizzata una relazione extraconiugale non accettabile secondo i suoi canoni religiosi. Ma anche in questo caso lei gli ha detto di no. E a quel punto lei ha troncato la relazione, pensando che non c’erano più margini di recupero.
Ma lui non ha desistito e anzi ha iniziato a tempestarla di sms, telefonate, messaggi Fb e e persino a farle la posta sapendo dove trovarla. Quasi una persecuzione. Ma lei, consapevole che si trattava di un ex “fidanzato” per bene, lo ha sopportato senza fare scenate, ogni volta cercando di convincerlo a desistere con dolcezza. Per due volte ha dovuto lasciarlo fuori dalla porta di casa dopo averlo convinto ad andarsene senza entrare.
Ma una sera di due anni fa è accaduto un fatto molto grave. Lei è tornata a casa dal lavoro, ha aperto il garage è salita in auto e ha messo in moto. In quel momento lui si è intrufolato dentro e l’ha avvinghiata.
I due hanno consumato un rapporto sessuale. Sulla natura di questo rapporto hanno discusso – nel corso del processo abbreviato di ieri davanti al giudice Eleonora De Marco – il difensore e la parte civile (per la ragazza, l’avvocato Marco Pellegrini) mettendo sul tavolo anche una perizia psichiatrica che riconosce come l’imputato era in grado di intendere e di volere, che è sì una persona lucida ma mostra qualche problema di personalità. È quindi emerso che quel rapporto è stato frutto di una violenza anche se non c’è stata una vera violenza fisica: lui l’ha sì costretta ma senza usare la forza,
perché in definitiva lei non lo voleva. Per quanto sensibile, dunque, il trentenne ha compiuto un gesto per lei brutale e insopportabile che ha portato alla sua denuncia e ora alla sua condanna a 2 anni e 8 mesi più una provvisionale di 15mila euro che dovrà versare alla vittima.
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