2006
Testimone di Geova
si oppose per venti volte ad una trasfusione,
pur essendo in pericolo di vita. Decisione del Tribunale.
LA STAMPA.it
CRONACA
18/01/2013
TORINO – L’EPISODIO AVVENUTO NEL 2006
Trasfusione a testimone di Geova I due medici non sono punibili
Il giudice: “Hanno agito per salvare il paziente da una morte imminente”Non sono punibili i due medici che, nel 2006, effettuarono una trasfusione coatta a un testimone di Geova in fin di vita all’ospedale Maria Vittoria di Torino dopo un incidente sul lavoro. Lo ha stabilito il gip Luisa Ferracane, che – come riportato dalle pagine locali di alcuni quotidiani – nelle motivazioni dell’archiviazione ha dato ragione al paziente nel merito, ma ha sostenuto che i sanitari furono indotti in errore dal parere del pm di turno Donatella Masia, a cui si rivolsero prima di effettuare il trattamento. Secondo il giudice, «il movente» che li ha spinti a intervenire «è stata l’intenzione di salvare il paziente da una morte fondamentalmente ritenuta imminente» ed essi furono «in ciò confortati dalle erronee, quanto decisive, indicazioni provenienti dalla procura». Inoltre, sempre secondo il gip, «è innegabile che questa loro intima, sebbene erronea, convinzione di dover agire, a scopo terapeutico» fu «chiaramente maturata solo in seguito alla ricezione dell’autorevole parere richiesto (poiché, infatti, fino a un momento prima, essi si erano astenuti – e per diversi giorni – dall’intervenire)». Il pm Andrea Padalino, titolare dell’inchiesta, aveva chiesto l’archiviazione.
ArticoloTre
Il Tribunale: no alle trasfusioni se i testimoni di Geova non sono consenzienti
-Redazione- 18 gennaio 2013
Il Gip del Tribunale di Torino, Luisa Ferracane, ha deciso “A cagione di un dissenso pieno, libero e dunque valido, espresso più volte dal paziente, i medici intervenuti non avevano più il dovere giuridico di intervenire, perso con il venir meno della posizione di garanzia che l’ordinamento attribuisce loro, ma solo nei limiti dell’Articolo 32 della Costituzione: disposizione che da un lato costituisce norma di legittimazione del trattamento sanitario ma che, d’altro canto, sancisce il diritto assoluto del paziente di rifiutare le cure”.
Il caso è quello di un Testimone di Geova che si oppose per venti volte ad una trasfusione, pur essendo in pericolo di vita. Un operaio ricoverato nel 2006 al Maria Vittoria a seguito di un grave infortunio sul lavoro e perse la mano per aver ritardato le trasfusione, poi praticate coattivamente da due medici. Medici denunciati per violenza privata e procurato stato di incapacità, avevano sedato il paziente .
Il Gip premette “Non deve essere negato che i sanitari sono stati animati dalla volontà di salvare il paziente da una morte ritenuta imminente”, va sottolineato che i medici prima di intervenire si rivolsero alla procura della Repubblica che indicò la necessità di intervenire.
Per il Gip “il libero arbitrio del paziente è dettato dalla Costituzione” però invoca un intervento legislativo a favore dell’intervento medico arbitrario.
http://www.articolotre.com/2013/01/il-tribunale-no-alle-trasfusioni-se-i-testimoni-di-geova-non-sono-consenzienti/132304